È successo che un giorno mi sono detto: “e se provassi seriamente a scrivere un romanzo?”. Ho dato spazio a un vecchio sogno, mi ci sono scontrato, l’ho lasciato decantare, l’ho ripreso. L’ho portato a termine, in un modo o nell’altro.
Il risultato è Guerrieri, germogliato da una storia di famiglia di cui si sono persi i dettagli e diventata in corso d’opera qualcos’altro. Non so quanto somigli a quello che avevo in mente all’inizio: un romanzo è un viaggio per tanto per chi legge che per chi scrive.
«Cosa vuoi dire?»
«Che sei un cattolico opportunista, un conformista. La vita di paese ti piace e non hai voglia di metterti al centro dell’attenzione schierandoti contro la maggioranza. Pensi che in fondo non fai male a nessuno a fingerti come gli altri una volta a settimana e in fondo dell’argomento te ne frega poco. Sai, un poco come è successo durante il fascismo.»
Guerrieri è dedicato a mio nonno Vincenzo, a mio padre Angelo Gabriele e a Gaetano D.M.
Ringrazio la mia famiglia e gli amici, per l’incoraggiamento e per i feedback, a volte difficili. Grazie anche a Francesco Borrasso e a Giuseppe Avigliano che ci hanno creduto. Un ringraziamento particolare al mio editor Massimiliano Catoni, che mi ha insegnato come si fa.
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- Il primo giro lo offro ioLe prime pagine di Guerrieri. © Caffèorchidea Nicola si sveglia rannicchiato sul lato buono del materasso, dove l’imbottitura non è ancora completamente fuoriuscita dall’involucro. La luce rosata dell’alba illumina i mattoni che lo circondano, interrotti solo da una porta di metallo ridipinta troppe volte, come testimoniano i contorni di un’ampia scalfittura. Sul lato opposto, a… Leggi tutto: Il primo giro lo offro io